I figli perduti. La ricostruzione delle famiglie europee nel secondo dopoguerra by Tara Zahra

I figli perduti. La ricostruzione delle famiglie europee nel secondo dopoguerra by Tara Zahra

autore:Tara Zahra [Zahra, Tara]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788807111198
Google: 8CmBtgAACAAJ
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2012-04-14T22:00:00+00:00


5.

I bambini come bottino di guerra in Francia

Nel 1946 Pierre Pflimlin, in rappresentanza del ministero francese della Sanità e della popolazione, dichiarò che i bambini dispersi in Germania costituivano una preziosa “trasfusione sanguigna” che faceva sperare di poter contrastare la “minaccia di estinzione” incombente sulla nazione francese; ecco la sua posizione: “Durante gli anni della guerra la Germania è stata un immenso carcere, dove si sono trovati fianco a fianco esseri umani appartenenti a tutte le nazioni d’Europa. [...] Questa mescolanza di umanità senza precedenti nella storia ha lasciato tracce umane: sono nati dei figli. Una quantità di figli. In un buon numero di questi scorre sangue francese nelle vene. [...] Da un punto di vista demografico il bambino è l’immigrato ideale, perché costituisce un dato attivo di umanità, dal valore tanto più sicuro in quanto la sua assimilazione è garantita. È impossibile dire lo stesso di un immigrato adulto”.1

Pflimlin non era l’unico a considerare l’infanzia profuga d’Europa una potenziale manna demografica nei postumi della seconda guerra mondiale; in tutto il continente gli esponenti dei vari governi vedevano in questi bambini un prezioso tesoro, e si precipitavano a reclamarli in nome della ricostruzione economica, sociale e biologica del loro paese. Ma il progetto di Pflimlin spiccava per una caratteristica: fra i bambini che lo statista mirava a trasformare in cittadini francesi ce n’erano migliaia nati da padre francese e madre tedesca; Pflimlin sperava che i figli degli ex “nemici di sangue” della Francia potessero ricostituire la popolazione francese decimata dalla guerra e, nell’ambito di questo processo, contribuire a garantire la pace e la sicurezza dell’Europa.2

Dopo la seconda guerra mondiale, le potenze alleate erano decise a impedire futuri focolai di ostilità in Europa fomentati dalla Germania. La prevenzione dell’imperialismo esigeva una corretta diagnosi delle sue origini; l’arretratezza economica, la burocrazia prussiana, una mentalità intrinsecamente autoritaria erano fra le prime voci nell’elenco delle spiegazioni alle quali si ispiravano le strategie di ricostruzione elaborate dagli Alleati, ma la soluzione proposta da Pflimlin al “problema della Germania” si fondava su un’altra teoria molto seguita circa le motivazioni dell’espansionismo nazista: l’idea che esso fosse causato innanzi tutto dalla sovrappopolazione. Con un mirato drenaggio della popolazione “in eccesso” della Germania (e soprattutto dei suoi bambini), le autorità francesi speravano di impedire ai tedeschi di insorgere di nuovo verso oriente o verso occidente per conquistare nuovo Lebensraum.

Il governo francese elaborò il suo progetto per trasformare i bambini per metà tedeschi in cittadini francesi, partendo dal principio che l’aggressione nazista fosse stata un assalto demografico sull’Europa occupata. Gli esponenti del governo, i demografi e i diplomatici dipinsero la strategia di emigrazione del dopoguerra come un provvedimento per riparare gli effetti della guerra demografica scatenata da Hitler. Come spiegò un esponente delle forze armate francesi: “Eseguendo deportazioni in massa e sottoponendo gli adulti a una prolungata prigionia, uno degli obiettivi dei nazisti negli stati che progettavano di distruggere era quello di limitare la natalità. [...] Oggi la Direzione delle persone disperse si adopera per riuscire a riparare in parte i danni inflitti agli Alleati [.



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